“Un’amicizia” di Silvia Avallone edito da Rizzoli è stato il romanzo rivelazione del 2020. Non immaginavo che questa lettura mi avrebbe tanto emozionata, coinvolta, commossa e sorpresa. Avevo letto “Acciaio” che non mi aveva convinta del tutto, ma in questo caso non ho dubbi a esprimere un parere molto positivo.

Non solo i temi affrontati sono vari, contemporanei e di grande interesse, ma anche la scrittura è bilanciata e frutto di una bella evoluzione stilistica. In un’intervista al Libraio ho letto che Silvia ha voluto con quest’opera chiudere una stagione e aprirne un’altra. Credo che ci sia riuscita perfettamente perché ha ripreso luoghi a lei cari e ne ha aggiunti dei nuovi e ha scelto di raccontare argomenti del passato dal punto di vista di una persona adulta.

“La vita ha davvero bisogno di essere raccontata, per esistere?” è la domanda che si pone Elisa nel momento in cui si rende conto che è necessario scrivere la sua storia e quella di Beatrice per dare un senso a ciò che sono state e che sono diventate.

Prima che la conoscessero tutti in tutto il pianeta, Beatrice era una ragazza normale, era mia amica. La migliore, per essere precisi, l’unica che abbia avuto.”

Elisa e Beatrice, detta anche Bea, si conoscono nella città di T. dopo che la prima si è trasferita lì da Biella. La loro amicizia nasce per gioco e si consolida, tra incontri sulla spiaggia, a scuola, sfrecciate sui motorini, confidenze e avventure. Dal paio di jeans rubati in una boutique costosa, ai pomeriggi trascorsi a fare foto con la Polaroid e a parlare dei primi amori.

Apparentemente molto diverse, una timida e introversa, l’altra esuberante e appariscente, le due protagoniste del libro, hanno più in comune di quanto sembra, entrambe vogliono essere amate, capite e ascoltate dagli adulti che sembrano distanti e con troppi problemi. Elisa ama leggere e scrivere, Bea truccarsi, esibirsi e apparire. Ciascuna a suo modo ha alle spalle una pesante eredità famigliare e affronta l’adolescenza tra alti e bassi, nonchè la necessità di nascondere le proprie paure e le proprie fragilità.

Tredici anni dopo, in seguito a due percorsi differenti, Elisa sente la necessità di mettere nero su bianco i suoi pensieri, vuole raccontare quello che le immagini non riescono a fare. Dietro l’apparenza si nasconde una verità e la complessità di un’amicizia che si è portata dentro e che gli altri non conoscono.

“Non mi riconosco, non sono io questa disobbediente. La verità è che non penso ad altro che a noi due da ragazzine, alla T dei primi anni Duemila. Li ho soffocati così a lungo, i ricordi, che ora schizzano fuori come geyser. E non sono sbiaditi né confusi, al contrario: sono troppo vivi”.

In questo romanzo i rapporti personali, le contraddizioni e la voglia di riscatto vengono descritti dall’autrice con grande abilità e si sente l’amore che ha dedicato a queste pagine dense di vissuto quotidiano e riflessioni profonde. La dicotomia tra l’essere e l’apparire è alla base del contrasto tra Elisa e Beatrice, ma anche della società odierna che Silvia Avallone ha descritto con il suo sguardo attento e critico.

Il messaggio che si evince arrivati alla fine di questo viaggio letterario dall’adolescenza all’età adulta è che chi siamo “è infinitamente più interessante e commovente, di quel che vorremmo a tutti i costi sembrare”.

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Questo articolo ha 5 commenti

  1. Giorgia

    Anche io l’ho inserito nella mia top ten

  2. maura

    Silvia Avallone mi ha conquistato anche questa stavolta! Un romanzo davvero intenso e coinvolgente, che parla di un’amicizia unica e totalizzante, seppur difficile e tormentata, quella fra Elisa e Beatrice. Due adolescenti che crescono insieme, due vite che si incontrano, si scontrano e che corrono su binari paralleli tra gioie, dolori, difficoltà, invidie, gelosie, amori. Un’amicizia così forte ed intensa che condizionerà per sempre le loro scelte e decisioni, dalla quale sarà pressoché impossibile prendere le distanze.

    1. Giorgia

      Sono molto contenta che ti sia piaciuto e anche per me è stata una lettura intensa e coinvolgente.

  3. Cristina

    Condivido la tua recensione, Giorgia, potrebbe essere la mia 😀

    C’è anche un ultimo aspetto che lega disperatamente Elisa e Beatrice e che mi ha particolarmente colpita: la determinazione nel seguire i propri sogni e obiettivi, l’indipendenza.

    Quei sogni e passioni a cui entrambe le loro madri avevano invece rinunciato, trascinandosi rimpianto e una cicatrice, spesso dolente, per tutta la vita e condizionando all’infelicità la già difficile adolescenza delle figlie…

    1. Giorgia

      Cristina sono molto felice che ti sia piaciuto. Hai ragione la voglia d’indipendenza e la determinazione del seguire i propri obiettivi sono un forte collante tra le due donne.

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