“Incontro riservato a giornalisti, book blogger e gruppi di lettura”

"Atti di sottomissione" di Megan Nolan
“Atti di sottomissione” di Megan Nolan

Martedì 16 Novembre ho avuto il piacere d’essere invitata dalla casa editrice nneditore a Milano per l’incontro con la scrittrice Megan Nolan. Nel locale Apres Coup in via della Braida 5 ho trovato un’atmosfera piacevole e calda che mi ha fatto immediatamente sentire a mio agio. Le luci soffuse, la musica di sottofondo hanno accolto me, altri book blogger, giornalisti e lettori appassionati per ascoltare dal vivo la giovane scrittrice irlandese che con il suo romanzo “Atti di sottomissione” sta facendo tanto parlare di sé.

Come mai per la versione italiana si è scelto di cambiare il titolo originale? Quanto è autobiografico questo libro e quanto è fiction? Come hanno reagito in famiglia leggendo un libro che tratta argomenti forti, dolorosi e angoscianti?

Con un calice di vino in mano, il mio taccuino e una penna mi sono seduta accanto alla mia amica Giusy Laganà @viaggiletterari e ho ascoltato la voce delicata di Megan Nolan che si è dimostrata attenta e felice per le numerose domande che le sono state rivolte.

Giovanissima, seduta su una poltrona in pelle verde scuro, con il viso illuminato da una luce intensa, un vestito fucsia, uno chignon biondissimo e una frangetta sbarazzina, ha fornito delle risposte precise, mirate e si è rivelata semplice, diretta e anche un po’ più timida, rispetto a come me la ero potuta immaginata.

Grazie alla bella e brava traduttrice ho compreso meglio alcuni aspetti di una lettura spiazzante, intensa e potente.

“Atti di sottomissione” di Megan Nolan è il primo libro della nuova serie “Le fuggitive”, che propone storie di donne dalla voce onesta, discorde e controcorrente. Figure femminili in fuga da una vita infelice e alla ricerca della libertà. La protagonista scappa da una relazione tossica, da trascorsi di droga e alcolismo, dal giudizio altrui e s’interroga sul significato di vivere cercando costantemente di accettarsi con i propri limiti, le proprie debolezze e la voglia di mettersi in gioco anche dopo aver toccato il fondo.

“Amo la ragazza che ha fatto queste cose. La amo perché mi dispiace per lei, e la capisco”.

La ragazza che narra la vicenda racconta il suo incontro con Ciaran in una galleria d’arte e dell’attrazione fortissima che prova per lui. Bello da togliere il fiato, l’uomo le rivolge uno sguardo e scatta la scintilla. I due s’innamorano o almeno così credono, ma il loro rapporto si rivela fin da subito disturbato e altalenante: a gesti affettuosi si alternano frasi cattive e piccole umiliazioni. La violenza psicologica avanza giorno dopo giorno tra le pareti domestiche divenendo sempre più pericolosa.

Dopo una prima fase di grazia, la protagonista diventa insicura, gelosa, ossessiva e Ciaran feroce nella sua indifferenza, nei suoi silenzi. Dall’estasi si passa alla dipendenza.

La Nolan spiega, attraverso una sorta di monologo interiore, il bisogno di sentirsi amati e di amare come appiglio per non distruggere quel che si è costruito in coppia. La narratrice è vittima, ma a sua volta è malata, patologica e incapace di non essere accettata e ricambiata.

“Continuavo a sforzarmi di capire quale fosse il momento esatto, il momento in cui ero passata dalla convinzione di amare Ciaran, e che avrei fatto di tutto per stare con lui, al ritrovarmi barcollante alle cinque del mattino alla reception di un albergo con un semisconosciuto, mandando tutto all’aria di nuovo, e di nuovo, e di nuovo”.

Atti di disperazione e atti di sottomissione, smarrimenti, eccessi, alienazione e masochismo portano la narratrice a decidere di intraprendere una strada diversa, la fuga come gesto di coraggio verso l’indipendenza perduta, ma necessaria per sopravvivere.

Lei è una fuggitiva pronta a peregrinare e a non smettere mai di conquistare emozioni.

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