
“Tre” di Dror Mishani, tradotto da Alessandra Shomroni, edizioni e/o è un giallo psicologico, avvincente e intrigante che mi ha piacevolmente colpita per la trama e il ritmo incalzante.
Non avevo mai letto nulla di questo autore e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa. Mishani si è affermato a livello internazionale grazie ai suoi romanzi che hanno come protagonista l’ispettore Avi Avraham. Con questo suo ultimo libro ha abbandonato il personaggio a lui caro confermandosi come una delle figure più significative del noir israeliano.
Ambientato nella periferia di Tel Aviv, “Tre” mi è piaciuto e l’ho trovato innovativo e originale perché è un noir insolito, dove sono le vittime a raccontare le loro esperienze dopo il loro incontro con l’assassino; di quest’ultimo si sa poco e pur avendo un ruolo determinante viene messo in secondo piano per dare risalto ai temi portanti del libro: il femminicidio e la solitudine.
In “Tre” le vere protagoniste sono le donne e le violenze che devono subire da parte di un uomo senza scrupoli che le inganna e le manipola a suo piacimento.
Orna è un insegnante di liceo e si sente profondamente sola e triste dopo che il marito ha lasciato lei e il figlio e cerca un po’ di compagnia navigando su un sito internet per divorziati. Emilia è una badante lettone immigrata in Israele che cerca casa e spera che Dio le mandi un segnale per capire se si sta muovendo sulla giusta strada. Ella è una giovane madre di tre bambine piccole alla ricerca di un po’ di svago dalla noiosa vita quotidiana.
Tutte e tre queste figure femminili incontrano Ghil, un avvocato che al primo approccio appare gentile e inoffensivo, ma che nel corso del racconto si rivela meschino e bugiardo. Dietro l’apparenza si cela la sua malvagità verso donne fragili e molto umane che anziché trovare l’amore vanno incontro alla morte.
La bellezza di questo romanzo risiede, a mio avviso, nella sua complessità e nella capacità di Mishani di creare una storia avvincente e ricca di suspence restando fortemente legato alla realtà di Israele. Sono molto interessanti le parti dedicate alla descrizione delle zone popolari della capitale come Holon, dove è nato ed ha vissuto lo scrittore. In diverse interviste l’autore ha sottolineato il suo desiderio di raccontare di gente comune, di ambienti domestici e di persone abbandonate a loro stesse.
Tre quindi non è solo un giallo, un noir, ma è molto di più perché in esso non troviamo solo la storia di un crimine, ma anche una bella e riuscita analisi della società israeliana.
Adoro i thriller. Appena finisco la Ragazza con la macchina da scrivere comincio subito Tre!!!
Ciao Giorgia, complimenti per la recensione, molto interessante. Non sono solito leggere dei noir, ma la tua descrizione mi ha affascinato, pertanto mi dedicherò alla lettura.
Ciao Dino
Molto bello. A parte il disgusto per il protagonista maschile,viscido manipolatore, il libro ti prende, fino al finale inaspettato!