“Un romanzo di formazione fresco e ritmato con una bella canzone

"Senza disturbare nessuno" Luca Giachi
“Senza disturbare nessuno” Luca Giachi

Luca Giachi con “Senza disturbare nessuno” edito da Giunti ha scritto un libro piacevole, non solo fresco e divertente, ma al contempo malinconico e profondo incentrato sui complessi temi legati all’adolescenza.

L’estate di Enrico, il protagonista sarebbe dovuta andare diversamente. Dopo l’esame di maturità sarebbe dovuto partire con la sua ragazza per l’interrail, ma niente è andato come desiderava: è stato bocciato e i suoi genitori per “punizione”
lo hanno mandato a lavorare a Fregene presso lo stabilimento balneare dello zio.

Enrico è simpatico, divertente e ha la battuta sempre pronta. Ne ha un po’ per tutti e i suoi elenchi su ” Gli aguzzini del dolore” sono esilaranti. Se per il tema d’italiano avesse potuto di parlare di sé, del suo senso di frustrazione, della sua avversione per le macchine Smart, dell’antipatia per la professoressa Zornolotti, forse sarebbe riuscito a passare l’esame di Stato. Invece, gli è stato chiesto di delineare il senso del dolore e della sofferenza in Leopardi.

” Che ne poteva sapere Leopardi che la capitale d’ Italia sarebbe stata infestata da una macchina chiamata Smart, guidata da persone in evidente stato di alterazione psico- fisica, maniaci del fitness, con un cellulare in mano, portatori sani di aggressività verso i pedoni… Soprattutto, che ne poteva sapere Leopardi delle dance hall in spiaggia, con gente mezza nuda che si strusciava l’una con l’altra …”

Gli avvenimenti potevano avere un corso differente, qualora Enrico quel giorno non avesse “marinato” la scuola. Non avrebbe trovato sua mamma in compagnia di uno sconosciuto e scoperto il suo segreto. Avrebbe continuato a considerare i suoi genitori come distanti da lui e incapaci di comprendere le esigenze di ragazzo insicuro, fragile e non all’altezza delle loro aspettative.

“Io mi sentivo fragile. Mi sentivo delle aspettative che non riuscivo a tenere. E più mi chiedevano di essere in un certo modo e più mi prendeva l’ansia. E finiva che mi facevano sentire in colpa: bastardi! E l’ultimo anno scolastico fu l’apice del disastro”.

Incompreso, infelice e solo Enrico lascia la sua città e si trasferisce nel luogo di villeggiatura dove ha vissuto sua madre da giovane e qui inizia la stagione al ” Tangita “, il locale famoso per l’aperitivo a Fregene.

Il tempo trascorso lontano da Roma, a contatto con una realtà diversa, una varietà di figure stravaganti e insolite rispetto a quelle frequentate nel suo contesto abituale, gli permettono di maturare e capire che è arrivato il momento di crescere. In silenzio, senza disturbare nessuno, seduto in riva al mare Enrico riflette, pensa e trova la forza di accettare anche scomode verità.

A Fregene, al Tangita, Enrico cambia e inizia ad osservare diversamente il mondo che lo circonda. Enrico impara ad essere più indulgente verso se stesso e verso gli adulti. Guardandoli con il cuore si accorge che anche suo padre e sua madre sono esseri umani con le loro debolezze e imperfezioni.

“Che hai capito parlandoci? Che i miei genitori li devo guardare sempre dal lato del cuore. Se non mi ricordo che gli voglio bene, è difficile capire i casi umani che sono, ed è ancora più difficile vivere con le loro imperfezioni”.

Enrico mi ha ricordato la mia adolescenza e un’età durante la quale pensavo come lui di avere la verità in tasca, poi ho aperto gli occhi e mi sono accorta che spesso le apparenze ingannano.

A Voi buona lettura!

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