La storia di due giovani e di un’isola bella e incontaminata.

"Ricordo di un'isola" di Ana Maria Matute
“Ricordo di un’isola” di Ana Maria Matute

Sono rimasta subito affascinata dal titolo, dalla copertina colorata e dalla trama dell’ultimo libro di Ana Maria Matute edito da Fazi: “Ricordo di un’isola”.

Un bel romanzo con un incipit che lo stesso Mario Vargas Losa ha letto e riletto con gli amici Julio Cortàzar e sua moglie Aurora Bernàrdez:

“Mia nonna aveva i capelli bianchi, increspati in un’onda sopra la fronte che le dava una certa aria collerica. Portava quasi sempre un bastoncino di bambù con l’impugnatura d’oro, che non le serviva a nulla, perché era salda come un cavallo. Riguardando vecchie fotografie, mi pare di scoprire in quel volto spesso, massiccio e bianco, in quegli occhi grigi, orlati da un cerchio sfumato, un riflesso di Borja e perfino di me. Credo che Borja avesse ereditato da lei la sua gagliardia, la sua assoluta mancanza di pietà. Io forse, questa gran tristezza”.

A Maiorca, a casa della nonna, i due protagonisti Matia e Borja trascorrono la loro adolescenza e diventano adulti.. Abbandonati e soli si trovano in un luogo apparentemente idilliaco, ma pieno di contraddizione interne. Il profumo delle agavi e la natura selvaggia e incontaminata si mescolano ai sentimenti non sempre autentici e generosi degli isolani.

Da una parte ci sono i ragazzini dell’alta borghesia e dall’altra i giovani del posto. Tra litigi e alleanze, scorribande e fughe clandestine Matia e Borja vivono a contatto con una terra in cui si sta sempre più insinuando il seme della discordia e il diverso viene attaccato senza pietà.

Il precettore chiamato il Cinese cerca d’insegnare le materie scolastiche, ma Matia e Borja desiderano imparare altro, hanno sete di vita, di nuove esperienze: la prima sigaretta, la scoperta di calette nascoste e il desiderio di capire cosa sta succedendo in Spagna.

È il 1936 quando scoppia la guerra civile e a Maiorca arriva l’eco del conflitto. Qui tutto sembra tranquillo; la nonna controlla i nipoti con sguardo attento e vigile e osserva il mare. Nessuna nave si vede all’orizzonte, la governante però borbotta frasi a basse voce sull’orrore che stanno vivendo i cittadini spagnoli.

“La guerra era cominciata da appena un mese e mezzo, nel silenzio di quell’angolo dell’isola, in quel punto sperduto nel mondo che era la casa della nonna”.

Borja si chiede quando tornerà il padre e Matia cerca qualcuno capace di amarla e trasmetterle un po’ d’affetto perché, da quando è nata, nessuno le ha dato mai protezione. Entrambi soli, i due cugini fanno i conti con l’ipocrisia di un mondo nel quale si combatte ogni giorno una battaglia interna e feroce.

“L’odio, lo ricordo bene, alimentava come una radice profonda la vita del paese… L’odio erompeva in mezzo al silenzio, come il sole, simile ad a un occhio congestionato e iniettato di sangue attraverso la bruma. Là sull’isola, mi era parso sinistro il sole, che levigava le pietre della piazza e le lasciava lustre e scivolose come ossa o come avorio maligno e strano”.

Ricordo di un’isola” è un romanzo di formazione e Ana Maria Matute si rivela una scrittrice abilissima nel descrivere il passaggio dei personaggi dall’infanzia alla maturità. Crescere comporta anche scegliere da che parte stare e la protagonista Matia ci dà un bell’esempio di come sia complesso ma al contempo inevitabile prendere una posizione per affermare se stessi e difendere le proprie idee anche se diverse da quelle altrui.

Questo articolo ha un commento

  1. Michela

    Libro bellissimo storia stupenda vi consiglio dopo la lettura di guardare anche il film

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