Un romanzo doloroso e intimo sulla vita, sulla morte e su un viaggi in tandem in Algarve per fuggire e salvarsi dai fantasmi del passato.

In copertina la a gabbia aperta con una piuma che vola, un’immagine perfetta per descrivere l’atmosfera e le tematiche del romanzo “Portami lontano da me” di Andrea Accorsi edito da Minerva.
Circa duecentosettanta pagine di emozioni, dolore, sofferenza, vita e morte nelle quali i due protagonisti Marte e Andrea si raccontano e ci mostrano le loro anime senza filtri e maschere. Entrambi accomunati dal desiderio di fuggire per ritrovare se stessi, questi personaggi mettendosi a nudo e spiazzando il lettore il quale si domanda dove finisca la realtà e inizi la finzione.
“Portami lontano da me” è un libro ispirato a una storia vera e Andrea ha tanto in comune con Accorsi, è un sopravvissuto che per salvarsi ha dovuto combattere i fantasmi del passato. Quest’ultimo è stato crudele, spietato e non ha guardato in faccia a nessuno. Serve una gran forza per rialzarsi e malgrado restino delle ferite aperte si può andare avanti. Il viaggio in tandem di Marte e Andrea è un’avventura unica e irripetibile, una testimonianza di come sulla nostra strada si possano trovare salite e discese, curve e rettilinei. Nulla è semplice e la fatica non porta necessariamente a dei risultati vincenti, ma mette alla prova e fa emergere le sensazioni più nascoste.
Marte è un sedicenne tossicodipendente. Ha trascorso la sua infanzia richiuso in un manicomio per bambini:
“Aveva quattro anni quando gli assistenti sociali l’hanno parcheggiato a Villa Dorothea… La madre naturale è deceduta per overdose, il padre sconosciuto. Nessuna attività di gruppo o ricreativa. La vita che scorre come un canale infetto. Ha pronunciato le prime parole a nove anni. Nessuno ha mai tentato di dargli qualsiasi forma di recupero o rieducazione”.
Andrea è un fisioterapista con la passione per la bicicletta al quale viene affidato il compito di tentare una “terapia estrema” per aiutare il ragazzo in difficoltà.
Entrambi vivono a Bologna e questa città con la sua bellezza e le sue contraddizioni, “dotta e disperata” diventa il punto di partenza di un percorso arduo e impervio.
Come scrive nell’invito alla lettura il regista e drammaturgo Matteo Vicino, la scelta del viaggio in tandem è ottima perché permette la condivisione di ogni istante. Insieme Andrea e Marte si trovano ad affrontare le situazioni più estreme non solo a livello fisico, ma anche a livello mentale. Dalla pedalata in sincronia, alle serate al buio in compagnia dei fantasmi che tormentano il sonno impedendo la pace interiore. Non sono sufficienti le stelle a placare due anime tanto tormentate, la vicinanza reciproca è tuttavia utile per non soccombere.
A contatto con la natura e lontani da tutti, Andrea e Marte stabiliscono un rapporto mettendo a confronto due generazioni. Marte vede per la prima volta il mare, è arrabbiato, inquieto e non capisce il senso di quello che sta facendo. Andrea è insofferente, a tratti irritato dagli atteggiamenti del ragazzo, per il quale, nel contempo prova anche compassione e dolcezza.
“Con Marte avviene lo scontro quando parliamo e lì perdo tutto il mio distacco. Ha il potere di mettermi a nudo, come un sentimento, un temporale d’estate”.
“Portami lontano da me” sembra implorare Marte ormai privo di speranza, forza d’animo e spensieratezza. Non è solo lui però che desidera scappare, anche Andrea ha tanti pensieri che vorrebbe scacciare dalla mente. Un amore finito male, l’aborto della donna amata e un lutto. Andrea e Marte hanno in comune più di quanto possa sembrare.
Con una scrittura diretta, Accorsi ci mette di fronte alla realtà spietata di due individui sfortunati, abituati a cadere e senza riuscire sempre a rialzarsi. Alcune riflessioni sono dei pugni nello stomaco, ma si trova anche conforto nella maestria dello scrittore di descrivere con tanto coinvolgimento, la grandezza dei sentimenti capaci di sconvolgere e commuovere.
Un romanzo consigliato a chi crede nella complessità dei legami, a chi non tollera le menzogne e le false verità e a chi è disposto a sbagliare e perdonarsi.
