
Avete presente la sensazione che si prova nel bere una cioccolata calda in
una fredda giornata invernale o nello sdraiarsi sotto un morbido plaid
davanti al camino, mangiando caldarroste e guardando un film in bianco e nero? Questi sono solo alcuni esempi di quello che ho provato durante la
lettura di Pollyanna di Eleanor H. Potter.
In occasione del centenario dalla morte dell’autrice, la casa editrice
Caravaggio Editore ha pubblicato un’edizione molto curata, corredata da otto tavole, con splendide illustrazioni realizzate da Massimiliano Modica.
La lettura di Pollyanna mi ha ricordato la bellezza dei piccoli gesti
facendomi fare un tuffo nel passato quando, con mia sorella, aspettavo
trepidante la puntata di uno dei miei cartoni animati preferiti.
Pollyanna con le sue lentiggini e il suo buon umore insegna ai personaggi che le ruotano attorno e a noi lettori quanto sia fondamentale cercare la felicità e non piangersi addosso. Rimasta orfana e ospite dalla severa zia Polly, la “stramba” ragazzina ha sempre una parola buona e un gesto generoso per chi la circonda e riesce ad arrivare anche ai cuori più feriti. Lei è allegria, sincerità e spensieratezza in un mondo che ha perso di vista l’altruismo e l’ottimismo.
Ritengo che questo libro sia adatto ai bambini, ma soprattutto agli adulti perché è terapeutico. Una coccola di cui tutti abbiamo bisogno, adesso, più che mai.
Un aspetto che ho particolarmente apprezzato di questa edizione è la cura con cui è stato tradotto e a tale riguardo mi è sembrato interessante porre un paio di domande a Enrico De Luca che, con professionalità e grande attenzione, si è dedicato a rendere accessibile al lettore italiano un’opera sempre attuale e capace di commuovere, strappare un sorriso ed emozionare pagina dopo pagina.
Prima d’invitarvi a giocare al gioco della felicità vi suggerisco di leggere le sue risposte. Ne vale la pena!
1) Ciao Enrico quali sono state le maggiori soddisfazioni e i momenti più difficili nel tradurre Pollyanna in occasione del centenario della morte dell’autrice?
Ciao Giorgia, avevo in mente di curare un’edizione di Pollyanna sin dal 2013 (centenario della prima pubblicazione), ma poi, come tanti altri progetti iniziati e abbandonati, è rimasta abbozzata per anni. All’inizio del 2020, però, ho ripreso il testo in mano e con l’aiuto di Andrea ho portato a termine il lavoro, proprio in occasione del primo centenario della morte dell’autrice, che – detto sinceramente – nel nostro paese è passato del tutto inosservato. Il romanzo non è così difficile, e poi lo conoscevo a memoria, avendolo letto e riletto e avendone tratta una pièce teatrale che diressi e interpretai io stesso quando avevo 13 anni, presso il teatrino della mia scuola media. Pollyanna è un testo semplice al quale sono stranamente legato, forse in virtù del fatto che ha accompagnato, come ho scritto sopra, la mia giovinezza.
2) Il ruolo del traduttore è fondamentale ma spesso non gli si presta la giusta attenzione. Quanto è portante una buona traduzione affinché il lettore possa apprezzare un’opera in tutta la sua bellezza?
Ah, la traduzione! Che attività difficile e che responsabilità! Io cerco di celarmi dietro lo stile dell’autore (di qualunque sesso sia), di cambiare panni come fanno i bravi attori; di non parafrasare; di non modificare troppo. Talvolta ci riesco benino, altre volte non completamente. Può capitare, poi, di prendere qualche granchio, ma fa tutto parte del gioco. Faccio del mio meglio, insieme a una squadra di giovani appassionati di quest’arte attraverso la quale proviamo a dire “quasi la stessa cosa” (citando Eco).
Quanti bei ricordi di gioventù!! Il libro non l’ho letto ma ho visto sia il film che il cartone animato!
Ti ricordi che bei pomeriggi sul divano a guardare il cartone?