“Nel profondo” di Daisy Johnson, tradotto da Stefano Tummolini ed edito da Fazi è un romanzo incantevole e perturbante che mi ha coinvolta con forza e magnetismo in una lettura insolita ed originale.

Gretel, la protagonista, è una lessicografa che dopo sedici anni ritrova la madre che l’ha abbandonata da piccola e con la quale è arrivato il momento di fare chiarezza. Sarah è stata una figura complessa per la figlia, adorata e temuta, l’ha fatta vivere in un modo inconsueto su una barca a contatto con la sua comunità e con le sue idee particolari.

Ambientato tra il canale ed il cottage, in un’alternanza tra passato e presente, “Nel Profondo” spinge il lettore verso un mondo magnetico e quasi mitologico dove i confini tra realtà e fantasia sono estremamente labili e in cui il linguaggio diventa un elemento fondamentale. Da bambina Gretel parla con la madre in un modo intimo e personale, fatto di parole e frasi inventate e da grande sceglie un mestiere che studia l’autenticità della scrittura.

Gretel vive in conflitto con sé stessa e per ritrovare la pace deve fare i conti con i suoi ricordi e scavare nel passato e superare le sue paure; ora che è diventata adulta non può più temere il “Bonak”, il mostro spettrale che abita il fiume accanto a cui vive e che rappresenta tutto ciò che fa paura.

Daisy Johnson con questo libro ci porta in un mondo oscuro e ci fa riflettere sui tormenti e le passioni dei personaggi, ci spinge verso le zone buie dell’individuo e alla fine della lettura non resta che un senso di disorientamento e tanti spunti di riflessione.

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