
Puglia, fine anni Cinquanta.
I destini di una famiglia di coltivatori di fiori (i Gentile) e una di profumieri (i Fiorenza) si intrecciano dando vita ad un’affascinante saga familiare raccontata da Bianca Cataldi in “Acqua di sole” e “La stagione del tuono” per HarperCollins.
Due famiglie di estrazione diverse legate dai fiori e il cui rapporto diventerà più stretto grazie all’amicizia dei piccoli Michele e Teresa.
Un romanzo che parte dai ricordi di famiglia dell’autrice per rendere omaggio alla sua terra, e alle proprie radici tra Bari e Terlizzi.
Ho apprezzato i racconti di vita quotidiana nella Puglia degli anni Cinquanta attraverso le abitudini, “i concetti semplici, tramandati di generazione in generazione, insieme ai vestiti, ai giocattoli, agli attrezzi del mestiere” nella cucina della casa grande, che odora di caffè e di terra.
I vari personaggi, molto ben delineati, portano con sé desideri inespressi, libertà irraggiungibili. Vite condizionate dagli affari, dalla terra e dalla posizione sociale. Sono cuori che vivono e soffrono e riescono a coinvolgere a pieno il lettore.
Su tutti, il mio batte per Betta e Michele.
Di Betta Fiorenza, la pecora nera della famiglia, ho ammirato il coraggio, l’orgoglio e la determinazione nel seguire le proprie passioni ribellandosi ad un avvenire segnato dal conformismo e dalle convenzioni.
Soprattutto in una realtà nella quale le donne non sono fatte per lavorare, ma devono “saper scrivere, conversare e far fare bella figura al marito”.
Un modello per la nipote Vittoria, il cui rapporto è tra le pagine più belle del libro.
Michele Gentile mi ha conquistata per la sua storia di riscatto sociale, la voglia di scrivere e raccontare la verità “solo ciò che era davvero successo”, andando oltre l’invenzione e la fantasia.
Mi sono lasciata avvolgere dal mondo dei profumi, da quella fragile alchimia nascosta dietro la fragranza di Acqua di sole, orchestrata dalla sapienza del profumiere, “alchimista dell’invisibile”, che come un “abile prestigiatore ha il potere di far svenire o rinvenire, stordire o ammaliare”.
Tra note di testa, odori, essenze, sono risalita all’etimologia della parola profumo. Di origina latina, “per fumum” attraverso il fumo, perché usato dagli antichi per mettersi in contatto con le divinità bruciando oli e aromi essenziali.
Un libro capace di affascinarmi anche per l’uso e l’importanza delle parole, dell’alfabeto, di quel lessico familiare che ha un ruolo cruciale e finisce per identificare i personaggi stessi.
La saga dei Fiorenza e dei Gentile è un libro che emoziona e lo fa, attraverso una terra, storie, personaggi e descrizioni ricche di suggestioni.
In fondo cos’è la vita?
“Attendere sempre. Aspettare con pazienza che i piani si allineino, che il tempo curi le ferite, che il cambiamento prepari il futuro. La vita viene prima della morte. Di questo, nessuno in famiglia aveva mai dubitato.”
Con Bianca Rita Cataldi ho scoperto di avere in comune, oltre alle origini baresi, la passione per le storie familiari e per due scrittrici. Elizabeth Jane Howard: nei protagonisti di questo romanzo ho ritrovato la stessa coralità dei personaggi della famiglia Cazalet.
E Giuseppina Torregrossa autrice, anche lei, di storie familiari e forti personaggi femminili.
Per gli amanti del genere, una lettura consigliatissima e da non perdere!
Recensione a cura di Maria Attolini @lib.eriamoci:https://www.instagram.com/lib.eriamoci/ cara amica, istablogger e appassionata lettrice.