Una storia familiare e personale che vede come protagonista una donna straordinaria e indimenticabile.

"La portalettere" di Francesca Giannone
“La portalettere” di Francesca Giannone

A Lizzanello nel Salento nel giugno del 1934 arriva una coppia e ha inizio una storia coinvolgente che vede come protagonista Anna Allavena la prima portalettere italiana.

La sua vicenda personale e familiare viene raccontata da Francesca Giannone nel romanzo “La portalettere” edito da Editrice Nord.

L’autrice spiega come durante il lockdown, mettendo ordine tra i cassetti di casa, abbia trovato un vecchio biglietto da visita con scritto “Anna Allavena. Portalettere” e di come da questo ritrovamento sia nato il desiderio d’indagare sulla figura della sua bisnonna.

Anna Allevena è bella, sicura di sè, riservata e diversa dalle abitanti del paese del Sud dove si trasferisce con il marito, il quale dopo aver ereditato ha deciso di tornare a vivere con la famiglia nella sua terra d’origine.

“La corriera blu, malandata e arrugginita, si fermò stridendo sull’asfalto rovente del primo pomeriggio. Umido di afa, il vento faceva oscillare le foglie della grande palma al centro della piazza deserta… In estate, lo scirocco che soffiava dall’Africa era impietoso… Anna lo scoprì non appena mise i piedi a terra. Indossava un lungo vestito nero, segno del lutto che si ostinava a portare da tre anni, e reggeva a fatica Roberto, un bimbo di un anno con lo sguardo vispo”.

Anna è legata alla Liguria, al verde della sua regione, ai profumi come quelli del basilico, con il quale prepara il pesto. È istruita, ha lavorato come maestra e ama la lingua francese. A Lizzanello si contraddistingue subito per la sua forte personalità, lei è “la forestiera” colei che fiera e spigolosa non è disposta a piegarsi alle regole non scritte che imprigionano le donne del Sud.

Carlo, diversamente da lei, è esuberante, sciupafemmine e orgoglioso di tornare dopo anni dove è nato e cresciuto, riabbracciare suo fratello Antonio e inebriarsi ancora dell’odore speciale che Lizzanello ha sempre avuto: “un miscuglio di pasta fresca, origano, terra bagnata e vino rosso”.

E proprio dal vino ha inizio la sua ripresa economica e sociale, le giornate trascorse tra i vigneti, le macchine, i dipendenti e un sogno che diventa realtà.

La Cantina Greco diventa famosa e prestigiosa.  

Carlo viene descritto dall’autrice non solo dal punto di vista fisico; l’attenzione è posta soprattutto sulla sua psicologia, i suoi dubbi, i suoi pensieri. L’orgoglio per la sua attività è spesso offuscato dal disagio per i segreti sul suo passato, dal rimorso per i tradimenti e dal costante desiderio di apparire rispettabile ai suoi concittadini e ai suoi cari. Carlo ama far festa, dimostrare agli altri che vale e occupare una posizione di rilievo nella società.

Anna ha interessi differenti, non vuole dipendere da lui, vuole essere libera di decidere con la sua testa e senza condizionamenti forzati, non vuole essere solo casalinga e madre. Ha aspirazioni maggiori e la necessità di sentirsi appagata anche personalmente.

Quando vede l’annuncio per un nuovo portalettere, non si fa scrupoli e si presenta al colloquio. Il suo nuovo lavoro alle poste non è benvisto, ma a lei non interessa il giudizio altrui.

«Dai, Anna» disse Carlo ridacchiando. «Non è un lavoro da donne.» «Cosa ci sarebbe di non adatto a una donna?» ribatté lei piccata. «è faticoso», rispose lui. «In giro tutto il giorno con la pioggia e con il sole. Ci perderesti la salute. Non esistono portalettere donna». «Finora», disse Anna.

Il nuovo incarico diventa linfa vitale per Anna perché le consente di conoscere persone differenti, di comprendere meglio le problematiche di quegli anni durante i quali la guerra porta dolore e spesso notizie nefaste. Lei con la sua bicicletta e le lettere da consegnare si avvicina anche a coloro che a Lizzanello vengono emarginati e lasciati in solitudine.

Giovanna la pazza, l’analfabeta, colei che non sa parlare, diventa la migliore amica di Anna e una figura di spicco nel romanzo. Grazie a lei, Anna avverte sempre più l’esigenza di supportare le donne in difficoltà. Giovanna è un personaggio complesso e articolato, a mio avviso, molto ben riuscito, commovente, leale e tenera vittima della violenza psicologica del suo compagno e del paese.

Tante sono le figure femminili che animano il libro: Giovanna, le colleghe dell’ufficio postale, la cognata Agata e la sarta Carmela. Sono diverse fra di loro, ma in fondo tutte unite dal bisogno di sentirsi amate e accettate. Anna non le giudica, ma le osserva e si batte per i loro diritti.

Ci sono INOLTRE le nuove generazioni di figli e nipoti e gli uomini tra i quali spicca Antonio, la figura maschile che io personalmente ho apprezzato maggiormente in questo romanzo. Innamorato di Anna e in perenne conflitto tra i suoi sentimenti e la retta via da seguire, ama leggere, ascoltare e possiede un animo molto affine alla moglie del fratello.

“La portalettere” è un romanzo che tratta dei legami famigliari, dove troviamo vita, morte, passioni, tradimenti, gioie e dolori, coraggio e debolezze. Viene narrata anche la parte storica dell’Italia degli anni ’30, ma in secondo piano rispetto alla forza di tutti i personaggi che animano le pagine e con i quali è difficile non entrare in empatia.

Per essere un romanzo d’esordio, “La portalettere” risulta scritto con precisione e cura e ha tutte le caratteristiche per conquistare il lettore, lasciandolo stupito e incredulo come coloro che nella vicenda ricevono una visita inaspettata da parte di Anna con una lettera fra le mani.

Questo articolo ha un commento

  1. maura

    Condivido tutto Giorgia.
    Un libro molto coinvolgente che non smetteresti mai di leggere. Un bellissimo viaggio nel passato in un paesino del sud.
    Una storia di legami familiari, di amori negati, di amicizia, di lotte per i diritti e molto altro.
    Una storia che lascia il segno con personaggi unici.
    Uno su tutti Anna, ma anche Carlo, Antonio, Lorenza, Don Ciccio, Carmela, Agata….

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