
“Hai sentito la novità dello zero fattoriale uguale all’unità, e da allora miri allo stupore per mostrare il tuo valore.”
Con questi versi del noto matematico greco Dimitri Golavos inizio la recensione di questo lunedì: “Il detenuto zero” di Yannis Karvelis, tradotto da Giuseppina Dilillo ed edito da Voland.
In tutta onestà, non sono mai stata una grande appassionata dei calcoli e dei numeri, ma questo romanzo incentrato sulla logica e la matematica mi è piaciuto molto e mi ha mostrato dei risvolti inaspettati di questa scienza.
I protagonisti di questo libro sono tre matematici, assi nella programmazione di sistemi elettronici che, proprio per la loro abilità, vengono assegnati alla base aeronautica di Langley, per dedicarsi ad un progetto segreto e di massima riservatezza nazionale: la costruzione di un carcere chiamato “Isolamento” la cui caratteristica principale è la totale impossibilità dei detenuti di comunicare con il mondo esterno.
Presto i dubbi etici hanno il sopravvento e Chandra, George e Ravi decidono di contattare la stampa. Questo gesto è mal visto dal Governo e i tre ragazzi, essendo immigrati di seconda generazione, diventano il capro espiatorio ideale per la salvaguardia degli interessi oscuri e delle teorie antiterroristiche di chi detiene il potere. Vengono arrestati e si trovano ad essere i primi ospiti e anche i primi fuggitivi del luogo che hanno contribuito a progettare.
Un libro coinvolgente in cui il lettore è chiamato in causa per cercare di risolvere con astuzia ed intelligenza il quesito del “detenuto zero” e capire come i tre studiosi riescano a fuggire.
Logica, matematica e temi di attualità sono gli ingredienti di questo giallo in cui l’obiettivo dell’autore è quello di portare alla luce la verità. Karvelis crea un’opera fresca e brillante e, per trattare argomenti scomodi, sceglie due personaggi molto interessanti: l’avvocato donna Dora ed il professor Blackhead che, con la loro tenacia e preparazione, sono indispensabili per risolvere un caso difficile in cui la corruzione e la cattiva giustizia rischiano di prendere il sopravvento.
Chissà se ci sarà un seguito alla vicenda. Io ci spero….
Dedico questa recensione a mio figlio Lorenzo che l’anno scorso è arrivato primo insieme a due compagni di prima media al concorso nazionale di “Matematica per tutti”.