Pellegrino Artusi è stato un importante scrittore, critico letterario e gastronomo italiano e la sua opera “La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene” resta una sorta di Vangelo per gli esperti del settore.
Artusi, famoso personaggio, dai baffoni da tenente austroungarico sempre al loro posto, ben curati e rigogliosi è anche il protagonista del romanzo: “Il borghese Pellegrino” di Marco Malvaldi edito da Sellerio.
In questo giallo ironico e brillante, Artusi è ospite presso un antico castello che il capitalista agrario Secondo Gazzolo ha acquistato con tutta la servitù per trasformare il podere in un’azienda agricola all’avanguardia. Il soggiorno d’affari e di piacere si rivela ben presto per lui e per gli altri invitati molto movimentato e pieno d’imprevisti.
Con grande abilità Malvaldi crea una trama ricca e articolata e ci presenta una serie di personaggi molto interessanti, il professore Mantegazza, amico di Artusi e fisiologo di fama internazionale, il banchiere Viterbo, il dottor d’Ancona, delegato del Consiglio di Amministrazione del Debito Pubblico della Turchia, Reza Kemal Aliyan, giovane turco, funzionario del consiglio, il viscido ragionier Bonci e sua figlia Delia.
Tra convivio e trattative di lavoro, passaggi segreti, tradimenti, colombi viaggiatori si svolge la storia in cui non manca anche un cadavere e che rende la lettura sempre più avvincente.
Mi sono divertita a leggere questo libro e ho apprezzato il fatto che molte cose apparentemente inverosimili fossero reali. Non immaginavo che i tappi di champagne e spumante fossero tanto pericolosi e che ci fossero rapporti economici importanti tra l’Impero Ottomano e la finanza europea alla fine del diciannovesimo secolo.
“Il borghese pellegrino” è stata una piacevole scoperta e sono felice di aver seguito il mio istinto nel sceglierlo in libreria. Non immaginavo che Pellegrino Artusi mi avrebbe fatto sorridere e riflettere.
La sua passione per la cucina è contagiosa e la sua visione della vita in cui il mangiare ha tanto importanza è positiva e bisognerebbe ricordarla oggi più che mai:
“Il mondo ipocrita non vuol dare importanza al mangiare: ma poi non si fa festa, civile o religiosa, che non si distenda la tovaglia e non si cerchi di pappare del meglio… Io sono convinto che il rispetto reciproco tra i popoli possa passare proprio attraverso questa pratica apparentemente sì umile. Perché tutti mangiamo, e tutti possiamo apprezzare e capire la cucina altrui…La cucina è un linguaggio universale, che ha bisogno di essere capito solo da chi lo pratica: forse solo la musica può stargli a pari.”
Artusi è abile come investigatore perché osserva con attenzione; la metodicità che applica in cucina, gli viene utile anche nel risolvere un caso complesso con rigore e precisione.