Il nuovo romanzo di Sandro Frizziero.

"Il bene che ti voglio" di Sandro Frizziero
“Il bene che ti voglio” di Sandro Frizziero

Dopo aver letto “Sommersione” e ora “Il bene che ti voglio” posso dire con certezza che Sandro Frizziero si colloca, a mio avviso, tra i migliori scrittori contemporanei del panorama italiano.

I suoi libri sono difficili, complessi, mai scontati e banali e si contraddistinguono per la scrittura. Frizziero usa le parole in modo preciso, certosino e ci gioca per rendere al meglio il flusso di pensieri dei suoi personaggi.

“Il bene che ti voglio” edito da Mondadori, narra la storia di Alessio Gorgosalice, un uomo estremamente complicato che “nel mezzo del cammin” della sua vita si trova a fare i conti con se stesso e con l’uomo che è diventato. Sotto la superficie levigata di un’esistenza come tante, si nascondono i suoi istinti, le sue debolezze e le sue paure. Alessio non è felice ed è convinto che la ricerca della felicità non sia altro che una tensione infinita verso il fallimento.

“Arrivato a questo punto della mia vita, che alla fine è un punto qualsiasi di una vita qualsiasi, ho capito che tutti – compresa tu Barbara- mentre cercano forsennatamente la felicità, o quanto meno la serenità, che della felicità è la sorella minore, un pò più bruttina ma certamente più affidabile, finiscono sempre per sbattere contro l’infelicità e la tristezza….”

Difficile provare empatia per lui, lamentoso, insicuro, banale e senza doti particolari. Il suo stesso cognome composto da “salice” e “gorgo” lo caratterizza. Il salice sembra far riferimento al Salix Babylonica, un albero che non si spezza facilmente, ma piange sempre e che assume per lui il simbolo della resilienza. A questa parola però si lega il “gorgo”, ovvero l’abisso, il tormento il vortice che lo trascina spesso in situazioni difficili.

Frizziero sceglie questo protagonista e lo colloca nella realtà provinciale chiusa e meschina della Bassa padana per rappresentare la mediocrità di tanti individui del nostro tempo e una società senza grandi prospettive.

“Nella Landa tutti hanno gusti davvero provinciali. Lo si capisce perfino dai nomi dei mobilifici: Arredo Bartolin Giuseppe, Stevanato Arredamenti, e simili. Nei piccoli ufficetti, dietro alle scrivanie, c’è il padrone – o sua moglie, o suo figlio – seduto davanti allo scomparto segreto in cartongesso, costruito per metterci libri del nero e pacchi di banconote…Si vendono portoni adatti a dimore contadine, credenze da taverne, tavoli da case isolate ai piedi dell’argine…”

Passando dal presente al passato, dalla realtà alla fantasia, dalla verità alla menzogna, Frizziero crea un romanzo brillante, angosciante, lirico e ci accompagna nella recita di Alessio, negli abissi della sua introspezione. Ci fa conoscere le tre donne senza le quali Alessio non può stare: la moglie Isabella, l’amante Barbara e la nonna Armida.

Isabella è: “una montagna alta e aspra, attraversata da sentieri ripidi che si aprono su improvvisi panorami”.

Barbara è “un lago immobile eppure profondo, freddo, appena inasprito in superficie da carsiche pulsioni”.

Isabella è salutista, esteta, è colei che prepara ogni giorno pranzi salutari. È un ingegnere, rigorosa, precisa e molto razionale. Abituata a progettare e collaudare impianti la sua mente favorisce i calcoli alle previsioni.

Barbara è armoniosa, sensuale e virtuale. Con lei Alessio fa sesso solo tramite skype. È la parte irrazionale, disinibita e primordiale di un uomo che non riesce a mostrare in pubblico le sue parti più intime. Lei rappresenta la trasgressione alle regole tanto care alla moglie.

Infine c’è Armida che risiede a Villa Pace e trascorre le sue giornate resistendo, attaccandosi con le unghie alla sua esistenza nonostante la sua mente sia lontana da quello che le accade intorno. Lei ricorda ad Alessio alcuni momenti della sua infanzia e al suo fianco il nipote si sente protetto e in fondo migliore di quello che è.

“Nonna Armida si rifiuta di vivere perché deve morire… A Villa Pace, nonna Armida resiste… Vecchia e demente, oggi non deve morire più”.

Nonna Armida è l’uditrice, colei con la quale Alessio si sfoga. Chissà perché sceglie di aprirsi a contatto con questa figura malata la quale, a causa della demenza senile, non parla, ha lo sguardo perso nel vuoto e tiene in braccio un bambolotto? Per codardia?

Chissà forse è solo il suo modo per mettersi a nudo senza paura di essere giudicato.

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Questo articolo ha 3 commenti

  1. Teresita

    Proposte molto interessanti 📖📚📕

  2. Teresita

    Bravissima Giorgia, ottimi consigli di lettura 📖📚📕

    1. Giorgia

      Grazie.

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