Un libro doloroso, potente e spiazzante.

Marta Cai si posiziona con il suo romanzo “Centomilioni” edito da Einaudi tra i cinque finalisti del “Premio Campiello” raggiungendo un traguardo importante.
Con la sua scrittura sopraffina, tagliente, diretta oltre che decisamente feroce, è bravissima a descrivere la protagonista Teresa e tutti coloro che ruotano intorno alla sua vicenda. Ci regala un testo imprevedibile e sorprendente nel quale la ricerca stilistica e la prosa hanno un ruolo determinante.
“Centomilioni” è un libro spiazzante, claustrofobico e adatto a coloro che non desiderano leggere un libro spensierato, ma “un’allucinazione della solitudine” e un “elogio del fumare”
La solitudine e la sigaretta accompagnano Teresa per tutte le pagine. Teresa ha quarantasette anni, si considera vecchia perché è sola, solissima e sopravvive assecondando i ritmi di giornate sempre uguali, come “una sogliola in fondo al mare”. Abita con i genitori, la madre è dispotica, anaffettiva e il suo lavoro non la soddisfa.
“C’è la faraona a pezzi da ritirare dall’altra parte della città. È necessario percorrere metà del corso, via Roma per intero, imboccare la discesa con i freni premuti, entrare nel negozio non oltre le otto e trentacinque, portare a casa la faraona, ripetere lo stesso tragitto, deviare a un certo punto, arrivare all’istituto per la seconda ora. Fare pipì, sicuramente. Entrare in aula, salutare e non sorridere”.
Teresa si sente intrappolata in un’esistenza noiosa e monotona. Non ha amiche, ha un rapporto complesso con i suoi cari, con i colleghi oltre che con i suoi stessi studenti. Fuma di continuo e affida i suoi pensieri a un diario che non ha lo scopo di essere una cronaca, ma “una stanza insonorizzata, senza entrate né uscite”.
Teresa utilizza la scrittura per parlare di sè, dei suoi segreti, delle sue paure e dire quello che a voce non ha il coraggio di esprimere.
Tanti sono i problemi che affliggono l’esistenza di una donna comune, anonima, banale come Teresa; la stessa autrice in più momenti cerca di far capire al lettore questa figura femminile tanto complicata e poco empatica. La descrive fisicamente, cerca di dimostrare affetto nei suoi confronti e al contempo si domanda se sia stupida o intelligente.
“La sua vita è tesa a comportamenti morali e sociali elevatissimi, a obiettivi non espressi, segreti, taciuti, mai nominati, forse informi, preverbali, prelogici: si manifestano come una nevicata sulla testa e un mare di cera bollente nel cuore”.
Marta Cai non la giudica, descrive solo accuratamente cosa accade nella sua testa lasciando a noi la possibilità di valutare la sua “antieroina”, il suo comportamento, il suo confuso e contraddittorio punto di vista.
La passività di Teresa verso sua mamma risulta inquietante, Maria comanda, decide, ordina, parla di continuo senza sosta e lei ubbidisce come una bambina. Maria fuma, Teresa si sente autorizzata a fare lo stesso. Non si ribella, non fugge, sopporta fino all’esasperazione:
“Mia madre parla tantissimo, sempre, non smette mai, fuori dalla mia testa e dentro la mia testa, C’è questo invisibile orale che cola costantemente nelle mie orecchie e per forza va a riempire le pieghe del mio cervello. Non ho scampo. Lo scampo è il silenzio, compreso il mio”.
Uno spiraglio di luce è Alessandro, l’ex studente giovane, bello che Teresa sogna di continuo. In lui vede una possibilità di riscatto, una via di salvezza, quell’amore tanto agognato, ma mai ricevuto. Alessandro vuole tutto senza aver niente. Ha bisogno di soldi quindi cerca di approfittare della vulnerabilità di colei che lo ha desiderato con tanta passione e ardore.
Teresa però, come scrive Marta Cai a pagina 44, non è stupida e si accorge di essere stata raggirata perciò preferisce rinunciare a un legame falso e disperato.
“Chiediamocelo con franchezza: Teresa è stupida? No, è intelligente – lei esisteva prima di me, esisterà dopo di me – e mi sto affezionando; Riguardo a Teresa, la mia non è una percezione distorta dall’amore che si prova per una creatura, non è nemmeno ammirazione, è indulgenza: nel migliore dei casi rispetto e calda pietà; nel peggiore, pena”.
Ho trovato Teresa respingente. La sua infelicità, il suo disagio, la sua esistenza suscitano rabbia, irritazione perché sembra che si ostini con il suo atteggiamento e la negazione di riscatto a sprecare la sua vita in una cittadina anonima di provincia. Qui la pianura incarna lo spirito di chi ci vive, ovvero la mancanza d’ambizione.
“Centomilioni” è la prima opera che ho scelto di conoscere con il gruppo di lettura #illibropiùbellodelcampiello e sono curiosa di scoprire le opinioni di Silvia e di Manuela unitamente a tutti coloro che hanno deciso d’intraprendere questo “viaggio” con noi. Come sempre i titoli selezionati dalla giuria sono potenti e capaci di sorprendere e inquietare allo stesso tempo.
Chissà come sarà il prossimo…
Lo scopriremo solo leggendo!
Ottimo consiglio di lettura. Grande Giorgia 👏🏻📕📖📚📘