
Ciao Massimiliano,
benvenuto alla rubrica “Caffè d’autore” per parlare insieme del tuo ultimo romanzo “L’editor” edito da Edizioni di Atlantide.
Prima d’iniziare, posso offrirti un caffè? Normale, alto o basso?
Normale, grazie, basta che sia amaro.
1)“L’editor” è un libro che unisce il giallo e il mistero al mondo dell’editoria e della scrittura. Come è nata l’idea di questo connubio?
Spesso comincio un romanzo perché ho una immagine visuale che mi spinge al computer. In questo caso l’immagine è stata quella del corpo massacrato di un uomo. Non un uomo qualsiasi, un editor letterario. Non so perché. Non lo so a livello cosciente, cioè. Poi al solito ho lavorato per intuizione, senza fare schemi, prendendo qualche appunto su scene, dialoghi e nomi di personaggi (che poi però, a parte un paio di eccezioni, ho tolto), non sapendo quasi niente dell’intreccio. Quindi è un caso credo che il libro sia diventato una specie di giallo, sempre che poi lo sia.
2) L’ambientazione a Roma è precisa, dettagliata e permette al lettore di sentirsi a suo agio nei luoghi descritti che diventano quasi famigliari. Quanto sei legato alla capitale e alla “città dei martiri”?
Riesco a vivere solo qui, e quando parto anche per un solo giorno faccio fatica a lasciare l’area sacra della mia casa e di Roma. È stato sempre così, fin da bambino. Credo che tutto quello che mi serve come uomo e come scrittore sia in questa città.
3) Il protagonista è un ispettore a fine carriera, incallito fumatore di Stop senza filtro e appassionato di scrittura che si trova a dover risolvere un caso legato al ritrovamento del cadavere di un noto editor. Per quale motivo non gli hai dato un nome di battesimo e come sei riuscito a caratterizzarlo tanto bene?
Devo dire che da un po’ tendo a non dare nomi ai personaggi dei miei romanzi. Mi suona ridicolo qualsiasi nome. Nella mia testa diventa subito falso un personaggio con un nome. Se ci penso anche nel mio primo romanzo d’esordio ero già in crisi e per questo alla fine ho chiamato il protagonista Massimiliano Governi. Fu un’idea sciagurata, perché poi quasi tutte le recensioni che uscivano parlavano di questo Massimiliano Governi che voleva uccidere il suo vecchio allenatore, di un pazzo rinchiuso dentro una Fiat Cinquecento che aspettava di regolare certi suoi conti con il passato. Mi confondevano con il personaggio, e questa cosa mi creò diversi problemi emotivi. Per l’ispettore ho preso a modello un po’ mio padre che ama i gialli di Simenon e un po’ Marcello Mastroianni, che fumava proprio quelle sigarette.
4) Anche la figura dell’editor e del mondo editoriale sono affascinanti. Qual è il tuo rapporto con questa realtà in cui in a quanto pare non è tutto oro quel che luccica?
Per l’editor mi sono ispirato, devo dire, a me stesso: il tavolo circolare in laminato verde dove lui lavorava era proprio il mio. L’unico tavolo verde della casa editrice. Anch’io andavo raramente in ufficio, e comunque dopo le due di pomeriggio. Ero considerato dagli altri credo proprio così: ultrasensibile, cortese, lunatico. Per quasi tutto il tempo esaminavo i manoscritti che piovevano nella mia stanza da ogni parte d’Italia e davo sempre risposte enigmatiche, piene di citazioni, che forse inorgoglivano l’autore, ma gli lasciavano il dubbio se libro fosse stato o no bocciato.
5) Mi ha colpita molto una citazione: “scrivere è come prendere il fuoco con le mani, senti che l’hai preso perché ti scotta e nello stesso tempo senti che ti sfugge”. Cosa rappresenta per te la scrittura?
Quello che posso dire è che io vivo la scrittura, più che farne commercio. Poi il libro, il risultato di quello che i miei sogni e deliri hanno prodotto, verrà forse pubblicato, ma potrebbe anche non succedere. Prendere il fuoco con le mani, sì, è quello che provo a fare tutti i giorni, e a pensarci bene è anche il sogno di un bambino.
6) La donna dal viso di foglie è bella ed esercita sul protagonista una sorta di attrazione. Ti sei ispirato ad un personaggio reale o è frutto della tua fantasia?
La donna dal viso di foglie è entrata in altri miei libri, ed è ispirata, inutile girarci intorno, a mia moglie.
7) L’atmosfera del romanzo è cupa e malinconica e, a mio avviso, rispecchia bene lo stato d’animo dell’ispettore che, arrivato ad una certa età e dopo aver sofferto per gli errori del passato, si lascia ossessivamente assorbire da una vicenda che sembra non avere nulla di chiaro. Ritieni che sia necessario arrivare a tirare le somme della propria esistenza e fare dei bilanci esistenziali per fare pace con se stessi?
Credo che il mio personaggio sia uguale dall’inizio alla fine della storia. Di solito è il mio obiettivo quando comincio a scrivere un romanzo. Non voglio cambiamenti, sviluppi, perché reputo falsi anche quelli. I miei personaggi ideali sono Jakob von Gunten e Bartleby lo scrivano. E forse mi ispiro a loro, anche nella vita.
8) Senza fretta, ma con cura certosina il protagonista cerca la verità e dipana un intreccio articolato per dimostrare di essere ancora un buon “inseguitore in un pantano di indizi”. Quanto è importante per l’ispettore dar prova delle sue capacità fino alla fine nonostante le difficoltà e le delusioni vissute?
Non so se il mio personaggio senza nome voglia dimostrare qualcosa, a se stesso e agli altri. Temo che lui voglia soltanto andare avanti, dimenticare le sue questioni private, riempire il suo tempo, giorno dopo giorno, avanzando millimetricamente nella sua indagine che sembra interessare solo lui. Rischia di fare la fine del commissario Matthäi, che ancora aspetta alla pompa di benzina, lo sgozzatore delle bambine.
9)Dopo un giallo noir come questo hai in mente nuovi progetti letterari per il futuro?
Sinceramente non lo so, ma credo che come sempre, la scrittura e la figura di uno scrittore, entrerà sicuramente nel libro.
10) Prima di salutari e ringraziarti per le tue risposte ti chiedo come ultima domanda quale libro stai leggendo e che cosa suggerisci agli amici di leggere e rileggere?
Sto leggendo La foresta capovolta, un inedito giovanile di Salinger: se cercate bene in rete lo trovate. Ecco lui è l’esempio di quel genere di scrittore che per quasi tutta la vita ha vissuto la sua scrittura, senza farne commercio. Un altro, è Marco Papa. Pochi si ricordano chi è. Ha smesso di pubblicare nel 1990, ma è tra i più grandi scrittori del Novecento italiano.

Come sempre le tue proposte, sono molto belle 😍. Appena posso, lo leggo 📖
Mi fa piacere. è stato un piacere poter intervistare Massimiliano Governi.
Aspetto le tue impressioni quando l’avrai letto. grazie
Complimenti per le domande che mi hanno soddisfatta e complimenti all’autore perché mi ha incuriosita ancor di più.
Grazie
grazie Amber mi fa molto piacere leggere questo tuo commento.