
Ciao Luigi e benvenuto a “Caffè d’autore” in questo caldo agosto. Ti chiedo subito come gradisci il caffè
Per me un macchiato freddo.
Per me uno normale, grazie. Senza zucchero.
“Operazione Athena” è il tuo esordio nella fiction crime, come è nato il desiderio di scrivere una storia di questo genere per un giornalista affermato come te?
Ho deciso di scriverlo per fare un po’ di soldi. Scherzo, naturalmente. Tutti sanno che con i libri non si fanno soldi, a meno che tu non sia Camilleri o Roth o Stephen King. E ahimè, non è il mio caso. Il motivo vero è che conosco un po’ il mondo della magistratura, avendo fatto per anni il cronista giudiziario e mi sono reso conto di quanto questo mondo sia misconosciuto. O meglio, ne sentiamo parlare solo quando succede qualcosa di grosso, oppure quando ci sono di mezzo personaggi pubblici o politici. In realtà la vita quotidiana di un pubblico ministero come Sara Malerba, il mio personaggio, è molto diversa. Il grande caso giudiziario è l’eccezione. La normalità è fatta di mille piccoli casi, dall’episodio di stalking, al vicino di casa che si attacca al tuo contatore per non pagare la corrente elettrica. Roba così. È una realtà che può essere divertente raccontare se riesci a costruire un buon personaggio. E poi come sempre vale la regola prima dello scrittore. Scrivi solo di cose che conosci.
Il tuo romanzo è ambientato in una cittadina portuale e la vicenda narrata è legata ad un importante cantiere navale. Come mai hai scelto come sfondo il mondo della marina e della nautica?
I porti mi piacciono moltissimo, sono luoghi di grande interesse, vivi e colorati. Io poi vado per mare e ho una vecchia barca a vela. Negli ultimi anni ho avuto modo di conoscere Castellammare di Stabia, dominata dal gigantesco cantiere navale di Fincantieri, dove è stata costruita nel 1931 anche la nave scuola Amerigo Vespucci. È lì che nascono le grandi navi della Marina Militare. La scena del varo della nave Athena Museal è presa di peso dallo spettacolo grandioso del varo della nave Trieste, una portaelicotteri della Marina Militare, a cui ho assistito. Grande spettacolo. Poi mi è capitato di seguire per il Venerdì di Repubblica il caso della bancarotta fraudolenta di un grande cantiere. Un tizio che ha sfilato 100 milioni di euro a un consorzio di banche con il progetto fasullo di una nave da crociera e li ha fatti sparire in paradisi fiscali vari. Da lì, studiando gli atti del processo e con un po’ di fantasia, è nata la trama del romanzo.
La protagonista del libro è una donna affascinante, pubblico ministero, timorosa del guidare in macchina. Determinata e coraggiose, ma anche con le sue fragilità. C’è un motivo particolare per cui hai scelto una figura femminile come lei per condurre le indagini?
Anche qui è tutto merito del caso. Ho conosciuto una piemme molto simpatica che si è divertita un mondo quando le ho proposto di farmi da consulente per il romanzo. E che poi, in qualche modo, è diventata Sara Malerba. Non solo avevo bisogno di una consulenza sulle tecnicalità giudiziarie e sulle procedure di legge, ma anche di consigli sulla psicologia femminile. Un personaggio donna non è facile da raccontare, per un uomo. Per esempio, su come truccarsi, vestirsi, cosa chiedere a un parrucchiere mi sono documentato un po’ in rete un po’ chiedendo lumi all’estetista di mia moglie. Devo dire che è stato molto divertente studiare gli accoppiamenti del rossetto con il fondo tinta o l’esistenza di acconciature dei capelli come il “top knot”, di cui ignoravo l’esistenza. Poi naturalmente c’è tutto il versante emotivo di una donna che andava indagato e che emerge nei dialoghi di Sara con la mamma.
Mi è molto piaciuto lo spazio dedicato alla descrizione delle dinamiche interne alla magistratura, ci sono diversi riferimenti attuali. Quanto c’è d’invenzione e quanto di realtà in questa visione che ci fornisci?
Tutta realtà. Ovviamente ritoccata dallo spirito del romanzo e con qualche tratto di ironia. Mai prendersi troppo sul serio. Alcuni personaggi del libro sono frutto di fantasia, ma altri sono ispirati a persone in carne e ossa. Come spiegavo, anche Sara Malerba esiste veramente e sarà lei a decidere se e come rivelare la sua identità.
Il tuo romanzo tratta tematiche importanti, abuso di potere, interessi economici, ingerenze politiche. Quanto è significativo per Luigi Irdi fornire riferimenti alla storia contemporanea?
Bè, penso che un lettore si trovi più a suo agio se in un romanzo può riconoscere in qualche modo la realtà che lo circonda. Ma credo che questa sia una mia deformazione giornalistica perché in realtà alcuni dei più bei libri che ho letto e che ricordo sempre sono romanzi storici. Se pensi ai romanzi di Lapierre e Collins, per fare un esempio…
Matera è un luogo importante per la vittima, quanto lo è per te?
Pensa che non ero mai stato a Matera fino a qualche anno fa e ne sono poi rimasto folgorato, passandoci qualche giorno con un amico. In realtà, ciò che mi ha spinto a spedire in una trasferta a Matera i miei protagonisti, Sara Malerba e il maresciallo Elvio Berardi dei carabinieri, è stato Carlo Levi. Penso che “Cristo si è fermato a Eboli” sia un capolavoro assoluto della letteratura del ‘900, uno dei primi grandi libri di denuncia sociale che non ha nulla da invidiare ai romanzi di Giovanni Verga. Poi Carlo Levi mi piace moltissimo anche come pittore. Ha dipinto dei quadri straordinari per forme e colori, moltissimi dei quali, come sai, ispirati proprio al suo soggiorno al confino di Aliano.
Mistero e arte sono due degli elementi che caratterizzano la tua opera. Il dipinto di Carlo Levi, i Macchiaioli, come è il tuo rapporto con il mondo artistico?
Hegel diceva che “l’arte è la domenica della vita”. La trovo una definizione straordinariamente azzeccata. L’arte è ciò che ti salva dalla durezza della vita, per come la vedo io. È il momento in cui tenti (tenti, non è detto che tu ci riesca) a comunicare con quella parte di te che ritrovi solo nei sogni e che all’apparire della coscienza, torna a nascondersi. Ora, senza scomodare Freud, è chiaro che la vita dell’artista è tutta un tentativo di comunicare con l’altro se stesso. Pochi ci riescono e quelli che ci riescono li vedi subito. L’arte è libertà. Anzi, è la ricerca della libertà. Anzi è il tentativo di cercare la libertà. Una delle cose più difficili della vita di ciascuno di noi. Nella maggior parte dei casi siamo noi stessi a temere la libertà. Non la vogliamo. Troppa responsabilità. L’angoscia della scelta di Kierkegaard.
Pur essendo un libro breve, è sviluppato molto bene e la scrittura è molto fluida e scorrevole. Quali caratteristiche deve avere un buon crime per catturare l’attenzione del lettore?
La trama in primo luogo. Senza una buona trama, in grado di sorprendere il lettore, un libro non funziona. Nulla di peggio che deludere il lettore con una trama banale o prevedibile. Dico una cosa ovvia. Un crime deve lasciarti sulle spine fino all’ultima parola. Quanto alla scrittura, bè, la mia è naturalmente di derivazione giornalistica. Prima si scrive e poi si comincia a togliere. Via gli avverbi, via gli aggettivi ridondanti o ripetitivi, via tutto ciò che rallenta la lettura o che sa di “rincorsa”. Quando tu vai alle Olimpiadi e ti godi la finale dei cento metri piani, non pensi ai quattro anni di allenamento che l’atleta ha affrontato per correre quei dieci secondi. A te interessano solo quelli. Della fatica che ha fatto l’atleta per arrivare a quella finale non te ne frega niente. Sono quei dieci secondi che contano. Così è nella scrittura, almeno per me. E’ una fatica d’inferno, ma poi al lettore deve sembrare che tu abbia fatto una passeggiata di salute.
L’ Athena Museàl è una nave da crociera, tu hai mai scelto questo tipo di viaggio?
Mai, Non mi piace l’idea. Non è il mio modo di avvicinarmi al mare.
Come ultima domanda ti chiedo se ci sarà un seguito a questo libro? Io spero di seguire una nuova avventura di Sara Malerba e credo molti lettori come me.
Lo spero anche io, naturalmente. Mi sono affezionato a Sara Malerba e al maresciallo Berardi . Sto lavorando al sequel, con la consapevolezza che sarà più difficile del primo. Si sa, la seconda prova è più complicata. Il lettore si aspetta da te la stessa freschezza del primo romanzo.
Grazie Luigi per la tua disponibilità e spero che la chiacchierata con me ti sia piaciuta…
Grazie a te. È stato un vero piacere. Spero che gi iscritti al tuo blog dicano la loro. Alla prossima!

Luigi Irdi è romano e ha sessantasette anni, di cui quarantacinque passati nei giornali (Corriere della Sera, L’Europeo, National Geographic Magazine, Il Venerdì di Repubblica). Ha scritto romanzi, poesie, canzonette. Operazione Athena è il suo esordio nella crime fiction.
Ciao Giorgia, grazie dei suggerimenti, lo metterò nella lista dei libri da leggere.
Ciao Dino