“L’anno dei nuovi inizi” Bea Buozzi

Ciao Bea benvenuta alla rubrica #caffedautore. Prima di cominciare la nostra chiacchierata sul tuo nuovo romanzo “L’anno dei nuovi inizi” edito da Morellini editore, come gradisci il caffè? Liscio o macchiato?

Un caffè macchiato con una spruzzata di cannella sarà perfetto. 

1) A proposito di caffè, mi racconti come si sono sentiti i personaggi del tuo libro quando hanno potuto, dopo i vari lock down, riprendere a compiere i gesti più scontati come bere un caffè al bar?

“L’anno dei nuovi inizi” racconta la storia di un gruppo di amici che si incontra la sera di San Silvestro per ripercorrere, tra un brindisi e il conto alla rovescia sull’anno che verrà, i mesi appena vissuti. La trama si sviluppa nel 2021 ma se la prima parte del romanzo si svolge nel raggio circoscritto di un palazzo sul limitare del centro di Milano, nella seconda parte ci si riappropria delle abitudini che parevano perdute. Ed è un tornare alla vita, un riprendersi gli spazi. Devo dirti che il primo caffè, seduta a un tavolino all’aperto con una brioche appena sfornata dopo mesi di frollini fatti in casa, ha avuto il sapore della libertà. Ed è stato un vero nuovo inizio.

2) L’anno dei nuovi inizi è stato da te definito un crono-romanzo. Mi spieghi meglio?


Se cerchi questo termine non lo troverai ma l’ho coniato per dare un senso al lavoro svolto. Il romanzo segue le vicende di un gruppo di amici che, però vivono in presa diretta gli avvenimenti dell’anno in corso. Sullo sfondo troverai i principali eventi del 2021: dall’arrivo di Lady Gaga a Milano per le registrazioni di House of Gucci, alle autocertificazioni con le scuse più rocambolesche. Dalla colorimetria che aveva trasformato l’Italia in uno Spritz Aperol o Campari, a seconda della regione di appartenenza al lavorare da casa. Troverai all’interno anche le grandi conquiste sportive, i medaglieri di Tokyo e la vittoria agli Europei di calcio, pagine collegate alle nuove abitudini come il “subappalto” del cane nel palazzo o le consegne a domicilio, gli aperitivi su Zoom e ancora le serie che ci hanno incantato, da Bridgerton a Squid Game. Quello che ho cercato di fornire è stata una panoramica sull’anno che sta per chiudersi con la consueta componente ironica che mi contraddistingue. Però, se ci sono riuscita, me lo devi dire tu, Giorgia. 😉

3) Il tema del COVID è stato trattato da molti autori contemporanei, in cosa si differenzia quello che hai scritto tu rispetto agli altri?

Forse proprio nella modalità di raccontare i fatti in presa diretta come se fosse un diario da sfogliare (anche) a distanza di tempo?

4) Nel tuo romanzo Milano non fa da sfondo, ma diventa protagonista. Quanto sei legata a questa città e cosa la rende speciale ai tuoi occhi?

Credo che il mio amore per Milano trasudi in ogni pagina che scrivo. D’altronde è la comprimaria ideale ma se in ogni romanzo fa da cornice alle mie storie, ne “l’anno dei nuovi inizi” è diventata protagonista a tutti gli effetti. Prima vista di sfuggita, dai tetti di un palazzo e poi, tornata in tutto il suo splendore. Grazie a Expo, si è trasformata in una metropoli europea che mantiene le caratteristiche e l’identità tipica dei quartieri ma che, al tempo stesso, offre i servizi di una “capitale.” Sono tanti i microcosmi che convivono all’interno di pochi chilometri. Puoi percorrere Paolo Sarpi e trovarti al centro di Chinatown ma, pochi metri dopo, sei in Corso Como nel sacello di Franca Sozzani. Attraversi via Tortona nella settimana del design e, superato il ponte di Porta Genova, ti trovi a costeggiare un naviglio dove canottieri disturbano con il loro pagaiare cigni oziosi. È una città ricca di contrasti e di offerte che mi ha adottato vent’anni fa e senza cui non potrei più stare.

5) Un gruppo di amici, un palazzo e tante storie che si mescolano e nelle quale i lettori si possono immedesimare. Come sei riuscita a creare uno schema preciso che rende la narrazione scorrevole e mai noiosa?

È stato un lavoro complesso, che ha previsto la costruzione di una trama precisa. I personaggi e le loro caratteristiche affiancate ai temi, sono state decise all’inizio. Diana e Regina (che mi portavo dietro da “Love Trotter”) erano perfette per raccontare le vicende della corona inglese. Il condomino che rappresenta il marito fedele, era ideale per raccontare le conquiste sportive e così via. Quindi, ti confermo che c’è stato un grande lavoro in partenza ma che poi, ha premiato durante la stesura effettiva.

6) Federica Bosco scrive che il tuo romanzo è corale e glamour. Ti ritrovi nelle sue parole?

È stato un grande regalo ricevere questo commento da parte di Federica, un’amica cara ma anche una fonte di ispirazione per me che scrivo. Soprattutto accostare il romanzo a Ozpetek e Benni, due autori che amo per la capacità che hanno di rendere empatici i loro protagonisti, è stata un’emozione. 

7) In un anno sospeso e difficile, questa è una domanda fondamentale che si pongono i personaggi: se avessimo saputo cosa sarebbe accaduto, cosa avremmo fatto? Bea cosa mi rispondi?

Lo dico nel libro; sarei corsa a fare indigestione di risotto giallo nel migliore ristorante storico di Milano e avrei provveduto a sistemare la ricrescita prima che fosse troppo tardi. 😊

8) La scelta del titolo è tua o dell’editore e come nasce l’idea di sottolineare l’importanza dei nuovi inizi?

La scelta del titolo nasce sempre da una mediazione con l’editore ma l’intenzione era quella di dare un risvolto che fosse di apertura. Un senso di leggerezza e di riscatto su un passato impervio ma finalmente superato.

9) Soddisfatta di questo tuo ottavo libro? La maggiore difficoltà durante la stesura?

Se chiedi a un autore quale sia il suo libro migliore, probabilmente ti risponderà facendo riferimento all’ultimo titolo. Non per piaggeria e nemmeno per incentivare le vendite, ma perché ogni libro, è un’istantanea del momento in cui è stato scritto. Quindi, tornando alla tua domanda, la risposta è sì: è stato complesso da scrivere ma sono soddisfatta del percorso svolto.  

10) Ultima domanda e poi magari ordiniamo anche due dolcetti. A parte il tuo che libro, cosa suggerisci agli amici di leggere e rileggere come regalo di Natale?

Beh, visto che il tema dei nuovi inizi nasce da un grande ispiratore, invito tutti i “grandi che sono stati bambini ma che non se lo ricordano più” a riprendere in mano “Il Piccolo Principe”, per scoprire che i nuovi inizi sono punti di partenza per un futuro tutto da scrivere.

Bea Buozzi nata sotto il segno della rondine ma stanziale sotto il cielo di Milano, è una story teller a tempo indeterminato e una cacciatrice di sogni a progetto. Dopo aver viaggiato con le sue cenerentole metropolitane con la trilogia dei tacchi (“Matta per Manolo”, “Tutte Choo per terra” e “La vita è una Loubou meravigliosa” editi da Mondadori), ha fatto viaggiare i suoi lettori in pieno lockdown, con “Love Trotter” (SEM). Ora è pronta per ripartire con “L’anno dei nuovi inizi”, una storia nel tempo di resilienza e di rinascita.

Lascia un commento