Un nuovo romanzo avvincente e coinvolgente di luci e ombre con un protagonista molto sfaccettato.

Dopo “Donnafugata” e “Giuditta e il monsù”, Costanza di Quattro ci regala una nuova storia coinvolgente e appassionante, ricca di luci e ombre, di vitalità e di grandi atmosfere.
“Arrocco siciliano” edito da Baldini e Castoldi è un romanzo dalle tinte calde nel quale i colori, i profumi e sapori della Sicilia si mescolano ai caratteri sfaccettati e differenti degli abitanti di una terra affascinante, contraddittoria e per molti versi unica.
La Sicilia, per la precisione Ibla, diventa non solo lo sfondo della narrazione, ma una vera e propria protagonista. Qui le giornate scorrono lentamente tra i lavori in campagna, nelle case o nelle piccole attività locali. Ci sono alcuni luoghi di ritrovo come il Caffè 900 e la farmacia Albanese dove le persone s’incontrano per chiacchierare e per passare il tempo tra un pettegolezzo e l’altro.
La vita monotona e un po’ noiosa viene tuttavia movimentata dall’ arrivo di Antonio Fusco, un giovane partenopeo giunto in paese per sostituire lo storico farmacista deceduto. Quest’ultimo è stato un illustre e amato cittadino verso il quale tutti hanno sempre avuto gran rispetto e stima.
“…. il dottor Filippo Albanese era stato un punto di riferimento. La sua farmacia non era stata solo il luogo dove trovare il rimedio al dolore, le cure adatte per attenuare le sofferenze. Era diventata negli anni, il posto ideale per chiunque avesse un dubbio, un timore, qualcosa da confessare. Molto più di una chiesa, per la quale in molti nutrivano una scettica avversione. La farmacia Albanese, era diventata il ritrovo di una comunità e il farmacista la persona più affidabile cui raccontare i propri segreti”.
Antonio Fusco è un forestiero, un napoletano al quale viene affidata una grande responsabilità. ACCOLTO con ostilità e diffidenza, ma che anche con altrettanta curiosità. Diverse sono le domande che chi vive a Ibla vorrebbero fargli, ma poche le risposte.
Chi è realmente Antonio Fusco?
È un uomo in fuga dal suo passato, dai suoi errori, dalle sue paure, dalle tentazioni e da se stesso. È un personaggio carismatico e ben riuscito attraverso il quale Costanza Di Quattro indaga l’animo umano e l’eterna lotta tra il bene e il male. Antonio vuole essere accettato e benvoluto, ma l’attrazione per l’azzardo e il pericolo gli impediscono di far emergere la sua parte migliore.
Le carte e il gioco esercitano su di lui una attenzione troppo forte e queste sue debolezze lo conducono sempre sulla cattiva strada tra poveri diavoli, nobili tronfi e individui senza scrupoli.
“La linearità solo esteriore di Antonio, la placida serenità dei modi, quel sorriso sempre aperto e disponibile, facevano continuamente a pugni con il suo animo in tumulto, con la fame di futuro e la sete di rivalsa. Era lacerato dai sensi di colpa, dai rimpianti e da una continua ricerca di stabilità. Era un uomo solo e nella solitudine l’errore diventava compagno. La vertigine del pericolo lo faceva sentire vivo e per questa ragione si eccitava nelle situazioni difficili”.
È l’incontro con Federico, un ragazzino speciale e malato, molto maturo per la sua età a dare una sterzata all’esistenza di Antonio. Federico con la sua passione per gli scacchi gli insegna nuove mosse per agire abilmente e con furbizia sulla scacchiera, ma anche nella quotidianità.
L’arrocco siciliano del titolo non si riferisce solo al gioco degli scacchi o a un modo di dire, ma a uno stile di vita e l’autrice lo spiega sia nei ringraziamenti finali che attraverso le parole del suo protagonista:
“Tutta questa terra è un continuo arrocco, anche questo paese è così arroccato così come la gente che ci vive e che si arrocca sulle proprie idee e si rifiuta di abbandonare le proprie posizioni. Sta tutto lì, sulla torre del castello; ci stanno i sogni e le speranze ma anche i risentimenti e le vendette. Sono ansiosi di proteggere il loro re senza capire che quel re forse è già morto.”
Costanza di Quattro con questo libro mi ha portata nel suo mondo e in quello di Ibla. Mi ha resa partecipe della vita degli iblei, di Antonio e di molti individui come lui che cadono e si rialzano nonostante le difficoltà come gli ostacoli sul cammino di ognuno di noi, inoltre mi ha fatto riflettere sul significato articolato di un termine complesso e molto adatto nel contesto del racconto. Chi poteva immaginare che “questo arrocco” mi avrebbe tanto stupita?
Per concludere vorrei fare una considerazione sulla copertina di ” Arrocco siciliano” la quale riporta l’immagine del famoso dipinto di Padovanino: “Marte gioca a scacchi con Venere”. Ritengo che non potesse essere scelta un’opera d’arte più significativa per rappresentare un romanzo di contrapposizioni, discrasie e dicotomie. Il bene e il male si alternano di continuo nella mente di Antonio Fusco e a noi non resta che augurargli di trovare la finalmente la via della serenità e della pace interiore.

Ho appena terminato la lettura lo consiglio a tutti
Mi fa molto piacere!
Ne sono felice Michela.